"Il senso del sè"

03.01.2015 12:45

Da cosa nasce il bisogno d'appartenenza, di adesione o repulsione verso un certo ideale, un partito politico, una religione, una filosofia, una squadra di calcio, ma anche nei confronti di un lavoro, di una relazione, di una dipendenza, di un qualsivoglia attaccamento?

Il bisogno di identificazione sembra essere una peculiarità dell'individuo e mentre nell'adolescente ha la specifica funzione di rivelare a se stessi la propria natura, il proprio ruolo all'interno di un contesto familiare o sociale, le proprie tendenze, ed è facilmente soggetto a cambiamenti e correzioni, nell'adulto tende a cristallizzare e divenire un limite dal quale difficilmente si viene fuori.

Dall'identificazione può nascere ogni sorta di problema psicologico e relazionale e la cosa più grave è che nessuno sembra accorgersene.

Intorno ad essa edifichiamo il senso dell'intera nostra esistenza riversando la nostra identità su un modello mentale piuttosto che su un altro, arrivando in nome di quest'ultimo a compiere le più evidenti assurdità e andando in pezzi laddove le illusorie sicurezze alle quali ci siamo caparbiamente ancorati dovessero venire a mancare.

Tanto più è forte l'identificazione, maggiore è il rischio delle conseguenze negative che si producono se questa viene messa in discussione, è sotto gli occhi di tutti, si va dalla depressione e dalla crisi personale fino all'omicidio, dalle guerre al porre fine alla propria stessa vita.

Sia chiaro, qui stiamo esaminando unicamente gli aspetti negativi più evidenti ma va sottolineato che non è sempre e solo così, ad esempio accade spesso che un "sentire" non ancora sviluppato abbia bisogno di appoggiarsi momentaneamente ad un'ideale o ad un gruppo esterno per trovare spazio e sfogo, per essere vissuto appieno, per mostrare i suoi aspetti migliori e le sue inevitabili contraddizioni e per essere infine integrato e trasceso; solamente quando questo diventa un ostacolo ad una maggiore apertura e comprensione allora assume una connotazione estremamente negativa oltre che pericolosa.

Bisogna tenere sempre bene a mente che ogni cosa è funzionale ed esiste per ragioni e scopi ben precisi, che conducono comunque ad un maggior sviluppo dell'uomo nel suo insieme e pertanto non c'è nulla da condannare.

Da dove trae origine questo bisogno innato dell'uomo di costruire il proprio senso del "se" attorno a qualcosa di apparentemente esterno a lui? quali sono i motivi che lo conducono invariabilmente a ricercare fuori ciò che non riesce a trovare all'interno di se? con molta probabilità, tale dinamica trae la sua ragion d'essere da una certa immaturità psicologica, dalla paura atavica di essere inadeguato, impreparato alle vicissitudini del quotidiano, ma anche paradossalmente dal timore di scoprire la propria grandezza, il potere individuale che deriva dal prendere su di se la piena responsabilità della propria esistenza...diventa così apparentemente più semplice ricercare fuori di se ciò che si teme di affrontare intimamente in termini di senso di vuoto, di impotenza e di carenza di stima nei propri confronti.

Ci si aggrappa a qualunque cosa che sembri mitigare almeno in parte quel senso di mancanza che ci attanaglia e che ci fa sentire soffocati sin nel midollo.

Alla luce di questo ragionamento appare evidente come ogni tipo di identificazione risulti essere in ultima analisi una via di fuga da se stessi, o quanto meno da alcuni aspetti di se che si preferisce non affrontare rendendoli addirittura invisibili ai propri stessi occhi.

Per quanto ci impegnamo nel cercare di mantenere tutto sotto controllo, ciò che non ha basi solide, ovvero ciò che non nasce da una realizzazione interiore ma al contrario, come compensazione esterna è destinato a sgretolarsi, a sciogliersi come neve al sole, è inevitabile ed è solo una questione di tempo.

Può trascorrere un'intera vita nel tentativo di tenere in piedi disperatamente rattoppando qua e la ciò che si è faticosamente costruito al di fuori, ma questo resterà solamente un modo e una maniera per salvare l'apparenza laddove i nostri conseguimenti esteriori non siano la diretta conseguenza di quelli interiori.

La realtà è un fedele specchio di ciò che siamo e il mondo esterno non è che un'ombra, un prolungamento del nostro intimo.

Roberto

 

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