Omaggio a un Re che si credeva suddito

08.02.2015 19:00

Maurizio era il primogenito di cinque figli, di cui un altro soltanto nato dal seme dello stesso padre biologico. Quest'ultimo muore infatti tragicamente quando Maurizio aveva solamente cinque anni, ed appunto, un fratellino di tre. Inizia a lavorare prestissimo per dare una mano in famiglia e riesce ad ottenere ottimi risultati nello studio, pur trovandosi nell'ambiente austero e quasi privo di calore e sentimenti di un collegio.

Ad un certo punto della sua vita di ragazzo viene fortemente scosso da un episodio di rifiuto e di scarsa considerazione da parte di quella che era per lui una figura di riferimento maschile. Questo innescherà una forma di diffidenza nei riguardi del prossimo per tutto il resto della sua esistenza.

Come molti altri della sua epoca si sposa abbastanza giovane e cerca di arrabattarsi tra un lavoro da elettricista e l'apertura di una sala carte/biliardi, per poi passare a gestire un bar ed infine al lavoro dipendente per una ditta edile per la quale si prodiga all'inverosimile. Mette al mondo due figli, coi quali spesso si dimostra rude e anaffettivo, così come con la moglie. Non osa quasi mai, preferisce l'illusoria sicurezza data dal poco ma sicuro e questo lo conduce inevitabilmente ad una serie di fallimenti e disastri economici. Pur non facendo mai mancare l'essenziale, passa quasi l'intero arco della sua vita tra scarsità e debiti e non riesce nemmeno ad acquistare una casa di proprietà, obiettivo raggiunto invece dalla gran parte dei suoi amici e coetanei.

Possiede un'invidiabilissima serie di talenti e capacità, ma è dal punto di vista psicologico che si sente un nano e la sua disposizione pessimistica nei confronti dell'esistenza lo costringe a veder avverate tutta una serie di auto profezie preesistenti nel subconscio.

Insomma...cronaca di una vita ordinaria, nulla che non si veda quotidianamente nell'appartamento di fianco al nostro, per non dire in quello nel quale viviamo noi stessi. Ma ad un certo punto accade qualcosa che stravolge il copione, qualcosa di talmente potente e rilevante da mandare in frantumi tutto il conosciuto e l'ormai consueto.

Nel giro di pochissimo tempo l'azienda per cui Maurizio lavora con tanta dedizione e passione fallisce e chiude i battenti e la compagna di una vita, nonchè madre dei suoi due figli, esasperata da un rapporto ormai logoro da lunghissimo tempo chiede la separazione e va via di casa abbandonandolo al suo destino alla veneranda età di 66 anni compiuti.

Maurizio si sente solo, affranto, stanco e sconfitto...sente di non avere più uno scopo, tutto ciò in cui ha creduto, tutto quello che tanto minuziosamente ha tentato di costruire e tenere in piedi per un'esistenza intera crolla miseramente sotto i colpi di una serie spietata di eventi che lo conducono inevitabilmente e inesorabilmente verso l'unica soluzione possibile, la morte! Già, perchè quando una morte interiore è troppo difficile da affrontare e da integrare, la macchina biologica si adegua alla richiesta e agisce di conseguenza. E' così che Maurizio si ammala di cancro. Un cancro enorme e vorace che ingloba polmoni, bronchi, mediastino e esofago e che in breve tempo gli toglie due dei suoi più grossi attaccamenti, il fumo ed il cibo.

Ed è a questo punto che egli dismette gli abiti ormai logori del suddito e si ricorda di essere Re, è nell'atto della sua personale crocifissione che il suo vero io, il padrone di casa reclama la sua podestà e decide finalmente di assumere il comando.

In cinque mesi attraversa praticamente tutte le fasi psicologiche dell'elaborazione del dolore: Shock, rifiuto, paura, rabbia, senso di colpa, depressione, accettazione. Assume quotidianamente dosi massicce di morfina riuscendo comunque a rimanere estremamente lucido per la maggior parte del tempo. Subisce l'innesto di uno stent esofageo che gli procura dolori lancinanti ed un impianto venoso per l'immissione di farmaci, ma il vero miracolo avviene al suo interno. La malattia non lo trasforma, semplicemente accompagna e facilita il processo di abbandono delle maschere e il rilascio delle relative proiezioni. Decadono ruoli e meccanismi di difesa, cosicchè ad un certo punto la sua essenza può manifestarsi in tutto il suo maestoso splendore!

Sguardi, sorrisi, parole (poche e soppesate) rivelano un uomo dolcissimo, un'anima mite e delicata a dispetto della durezza appartenuta alla personalità, un cuore generoso e abbondante che tutto abbraccia, tutto comprende, tutto perdona se mai ve ne fosse stato bisogno. La totalità del suo Essere irradia un'energia d'amore e di pace che impregna l'ambiente, reso pesante dal dolore e dalla malattia e arreca ad ogni singolo avventore un senso di calore e beneficio, palpabili come l'atmosfera che si respira in un monastero antico o in un tempio buddista.

Sono anni che mi dedico alla ricerca, allo studio e alla comprensione dell'animo umano leggendo libri, frequentando scuole, gruppi e seminari e posso dichiarare in tutta onestà che nutro seri dubbi sul fatto che sarò in grado di affrontare la mia dipartita con tanta dignità e accettazione nel cuore.

Ho avuto la fortuna e il privilegio di presenziare al momento del trapasso, di essere li quando l'anima di Maurizio lasciava il corpo ormai martoriato dalla malattia e si apprestava ad intraprendere il ritorno alla casa del Padre e posso garantire che un'esperienza del genere ha il potere di ribaltare completamente la scala dei valori, oltre che di minare tutte le certezze che avevano contraddistinto la nostra personale esperienza su questo pianeta.

Un uomo che non si era mai interessato della propria evoluzione, che non credeva quasi a niente che non fosse tangibile e misurabile con gli strumenti convenzionali, che non aveva mai sentito nemmeno parlare di lavoro su di sè e che in verità mi ha fatto dono della lezione più importante che io abbia mai imparato fino a questo momento...qualcuno sostiene che la vita sia essenzialmente una preparazione alla morte, al distacco, al lasciar andare. Sono stato testimone di una radicale presa di coscienza avvenuta nell'arco di pochi mesi da parte di uno degli uomini a cui ho dato meno credito nell'arco della mia vita. Questo per dire con estrema fermezza e convinzione che si può fare, che nulla è da considerarsi proibitivo e inaccessibile per chiunque di noi e che ciascun istante può essere fondamentale per la riuscita della Grande Opera, senza l'obbligo di una malattia mortale che vada ad innescare il processo.

1 «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2 Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. 3 Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati 4 e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. 5 Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. 6 Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? 7 Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
8 Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. 9 Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10 Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. 11 Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: 12 Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. 13 Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? 14 Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. 15 Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? 16 Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».

Matteo 20

Non posso far altro che abbandonarmi inerme alla perfezione del Creato, alla meraviglia del disegno che tende alla sua realizzazione al di la dei desideri infantili degli involucri e provare sincera gratitudine per il sacrificio di Maurizio e per l'impagabile preziosità del suo esempio.

Questo è solamente un piccolo, insignificante tributo ad un uomo straordinario di cui ho riconosciuto l'effettivo valore soltanto alla fine della sua vita terrena...Maurizio è stato mio padre e non so descrivere a parole quanto io mi senta onorato e investito della grazia nel dirlo!

Buon viaggio Mahatma (Grande Anima)

Roberto

 

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