Vangelo e rinuncia di sè

03.01.2015 18:54

24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25 Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26 Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima? 27 Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni. 28 In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno».

Matteo 16, 24-28

Non si possono servire due padroni, così se si vuol seguire l'insegnamento evangelico bisogna essere disposti ad abbandonare il proprio ego, i propri desideri, le proprie aspettative e le proprie convinzioni nei riguardi della vita. L'insegnamento di Gesù è per pochi, a dispetto dei numeri che testimoniano l'adesione più o meno volontaria e consapevole a quella che in teoria dovrebbe essere l'eredità da lui lasciata al pianeta Terra e ai suoi abitanti. Per sacrificare il proprio ego bisogna innanzitutto possederne uno integro e ben strutturato e a differenza di ciò che si pensa comunemente, questo è un qualcosa di molto sporadico per non dire raro. Soltanto in questo caso si potrà decidere in piena coscienza se lasciar morire quell'immagine di noi che ci ha accompagnato sino ad allora. Il prendere la propria croce rappresenta infatti la decisione consapevole di sottoporsi alla propria crocifissione, sacrificare (rendere sacra) la propria individualità per avere accesso a qualcosa di più grande, imperituro, immortale.

Non si rinuncia a sè per sentirsi importanti, speciali, o in vista di qualche ricompensa presente e/o futura...colui che è in grado di morire a se stesso ha compreso in profondità che non c'è nulla a cui rinunciare se non all'illusione di essere realmente qualcuno, di possedere realmente qualcosa. Quando Gesù afferma che chi vorrà salvare la propria vita la perderà allude al fatto che la personalità è destinata ineluttabilmente alla scomparsa, l'identificazione coi nostri corpi fisico,emotivo e mentale ha un destino già scritto e a poco servirà riporre la propria speranza in un ipotetico aldilà nel quale abiteremo con la nostra identità attuale.

La cosiddetta personalità è costituita da un insieme di memorie e condizionamenti che traggono origine dalla propria peculiare maniera di percepire gli eventi esterni e rappresenta il guscio attraverso il quale delineamo il confine tra noi e l'altro da noi. Essa rappresenta uno strumento preziosissimo per la nostra coscienza, poichè ci consente di esprimere un certo grado di "sentire" e di fare esperienza del mondo attraverso filtri e restrizioni che gradualmente si allargheranno fino a comprendere porzioni sempre più ampie di ciò che attualmente percepiamo ancora come distinto e separato. Ad un certo punto però, come la crisalide che diviene farfalla, il guscio va abbandonato per consentire a ciò che ne fa esperienza di emergere senza più il bisogno di frapporre qualcosa tra sè e quell'estensione di sè che veniva ancora percepita come qualcosa di estraneo. La nostra permanenza nel mondo è sì qualcosa di effimero, che ha una durata limitata, ma possiede anche la valenza di un viaggio esperienziale atto a permettere il riconoscimento di ciò che abbiamo semplicemente deciso di dimenticare provvisoriamente...un giocare a nascondino nel quale colui che cerca e colui che si nasconde coincidono.

L'identificazione con la propria anima equivale alla vita eterna, al dismettere le varie maschere per ritrovare l'essenza che v'era dietro. E' il definitivo dissolvimento dell'irreale a favore dell'autenticità della propria natura divina, ma tutto questo comporta una scelta, una decisione consapevole. Dice infatti Gesù:

"Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni".

Il viaggio dell'uomo ha un significato, un preciso scopo e l'identificazione con l'anima non è qualcosa che giunge all'improvviso senza aver fatto nulla per ottenerla. Perchè infatti dovrei ottenere qualcosa che non ho mai cercato ne desiderato?

La grazia del Padre discende indistintamente su tutti i suoi figli, la decisione di abbandonarsi o di resistere ad essa è un onere che spetta unicamente a loro.

Roberto

 

Martedì 14 Aprile sarò a Castelfranco Veneto insieme all'amico Stefano Gazzola e parleremo di legge di attrazione e creazione della realtà.

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